POESIE PER TIZIANA



POESIE PER TIZIANA
di Alfonso Guida
Presentazione :
28 dicembre 2015 
Palazzo Acquaviva (salone comunale), ore 18.00,
San Mauro Forte.

Con Alfonso Guida e Marco Munaro
 

BOLLETTINO N. 13, 2015

Il ponte del sale 


Regala e regalati un abbonamento al Ponte del Sale
La quota - comprensiva delle spese postali - è di 60,00 euro per chi rinnova l’abbonamento entro il 31 dicembre 2015 (non c'è limite invece alla quota sostenitrice). Ma da gennaio, a causa del progressivo aumento delle spese postali e tipografiche, la quota (invariata dal 2011) sarà di 70, 00 euro.

1)       César Moro (Lima, 1903-1956), La tartaruga equestre e altre poesie, traduzione e cura di Stefano Strazzabosco, con un saggio di Martha L. Canfield e due disegni dell’Autore, testo spagnolo a fronte; Il labirinto del mondo n. 15. L’opera in spagnolo del poeta surrealista peruviano. PRIMA EDIZIONE ITALIANA.
2)      Marco Molinari (Ca’ Vecchia di Sustinente, 1958), Città cui donasti il respiro, prefazione di Milo De Angelis; La porta delle lingue N. 38. Molinari torna, dopo anni, a farci sentire la sua voce sorridente, il silenzio delle sue visioni.
3)      Amedeo Giacomini (Varmo 1939- San Daniele del Friuli 2006),  Tutte le poesie in friulano (introduzione di Stefano Strazzabosco, postfazione di Gian Mario Villalta). A dieci anni dalla morte,  Il Ponte del Sale raccoglie l’opera completa del poeta friulano, criticamente restituito alla centralità che gli compete nel crocevia fitto delle “diverse lingue” d’Italia. La porta delle lingue n. 39
4)      Gino Piva (Milano 1873- Mirano1946), Cante d’Adese e Po e Bi Ba ri bò, a cura di Luciano Caniato, L’arca del Polesine n. 1. I due canzonieri di Gino Piva, figlio naturale del Carducci e primo vero cantore del Polesine, aprono una nuova collana editoriale dedicata ai tesori letterari del Polesine. Due volumi indivisibili.
5)      Antonio Alleva (Nocella di Campli, 1956), Ultime corrispondenze dal villaggio; La porta delle lingue n. 40. Nella geografia dissestata del nostro dissestato paese, Alleva continua a scriverci come da un esilio, dal fronte del suo villaggio abruzzese, duro e lieve. E a tremare, come trema la terra.
6)      Boris Ryžij (Ekaterinburg, 1974-2001) … E così via…, a cura di Valeria Ferraro, Il labirinto del mondo n. 16. La prima e unica raccolta pubblicata in vita dall’autore, troppo presto volato via. Testo russo a fronte. PRIMA EDIZIONE ITALIANA.

I soci 2016 riceveranno inoltre, come di consueto, la strenna della collana SIMILIA, che affianca, di volta in volta, un poeta e un artista:

Titiro, tu. Egloga di Virgilio, traduzione di Gianfranco Maretti Tregiardini, Marco Munaro, illustrazioni di Vittorio Bustaffa, Similia N. 4, edizione non venale, riservata ai soci, in 150 esemplari numerati. Testo latino a fronte.                                                                     
                                                      
SAPERE AGERE LOQUI  




            Buon 2016 !










Polittico per una città, a Gabbris

Un ricordo con la poesia di Marco Munaro ad un mese dalla scomparsa del caro amico e artista Gabbris Ferrari
 

foto di Il Ponte del Sale.
Gabbris in una serata al Casone di valle di Caleri
 
Polittico per una città
A Gabbris
1.
Lasciamo l’ospite squisito immerso nel suo budoir
e approdiamo uscendo sull’antica riva...
stringo il disegno a china di un mercante derubato
e lasciato nudo nella neve appena fuori da Castelguglielmo
verso Fratta. Un talismano.
E io pensavo al respiro profondo di questa città
incomprensibile e nostra
la luna piena e il profumo degli orti
saliva da oltre le mura e ci avvolgeva
la terra come sempre ruotava
Passava nei tuoi occhi un relitto
Urbino ti attraversava come un lampo di pietra
e l’acqua muschiata ti riportava a un sogno sognato
io ero intento a capire le parole che non dicevi
a tradurre il canto della fontanella alle poste tra i tigli, in costa Piva.

2.
In piazza, di spalle, seduta come a teatro, l’amore della tua vita
guardava chiusa tra le quinte dei portici
una scena vuota:
via Angeli, un risuonare di voci e
di stivali nazisti sul selciato
tu li ascoltavi bambino dalle soffitte di palazzo
Roverella, da aule e sale la pittura entrava
con le sue visioni di quercia secolare
nelle gallerie del tempo
Ti piaceva passeggiare nella città deserta
fantasma nella città fantasma
come la cima di un doplero nel buio
che ha dentro briciole della grande fame
e via Fiume e Venezia
e intorno lo stupore di nebbie e scani, il casone di valle
da cui ti veniva incontro saltellando Pablito.
3
Un giorno verremo tra le canne a cantarti
la canzone delle lavandaie a Po
imparata da gatte che vivono
nel fondo dei fiumi.
Il pesce luccicante e il cavallo del sole,
la barca della notte.

(Marco Munaro, 20-24 aprile 2015)

El Paradiso brusà di LUIGI BRESSAN a Villa Manin

domenica 1 marzo 2015
Sala Congressi di Villa Manin

EL PARADISO BRUSA'
di e con Luigi Bressan
letture dell'autore e di Stefano Rota
con Marco Munaro e Maurizio Casagrande

organizzazione a cura di Umberto Alberini

Comunicato stampa

Domenica 1° marzo, alle 17, alla sala convegni della Villa Manin di Passariano, si terrà la presentazione del volume “El paradiso brusà”, la prima raccolta completa delle poesie in dialetto veneto di Luigi Bressan, nella accurata veste grafica proposta dall’associazione “Il ponte del sale”, di Rovigo, da molti anni impegnata nella divulgazione della poesia in italiano e nelle “lingue minori” della penisola.

Luigi Bressan è una figura appartata e schiva di intellettuale, poco conosciuto dal grande pubblico, in realtà inserito a pieno titolo tra i più importanti poeti italiani della corrente definita dalla critica “neo-dialettali”, che nel Novecento ha avuto illustri esponenti, dal napoletano Di Giacomo al veneto Zanzotto, e nel Friuli Venezia Giulia ha visto e vede la presenza di grandi poeti come il triestino Virgilio Giotti, il friulano di adozione Pier Paolo Pasolini, il gradese Biagio Marin, per giungere, in tempi più vicini a Novella Cantarutti, Elio Bartolini, Ida Vallerugo, Pierluigi Cappello e Amedeo Giacomini, per citarne soltanto alcuni.

Proprio dall’amicizia fraterna con quest’ultimo prende le mosse la produzione poetica di Luigi Bressan, nato nel 1941 nella Bassa padovana ma residente a Codroipo da decenni, dove ha insegnato nel locale liceo scientifico. Da un costante confronto con Giacomini, anch’egli codroipese d’adozione, nasce l’interesse per la poesia in dialetto e la riscoperta, per Bressan, della “parlata veneta delle origini paterne, che m’avvolgeva fin dalla nascita”: di qui una produzione in versi pubblicata da vari editori nazionali, la collaborazione a riviste importanti del settore, come “Diverse Lingue”, la presenza nelle più significative antologie riservate alla produzione in dialetto.

“El paradiso brusà” sarà presentato dal curatore del volume, il critico Maurizio Casagrande, e da Marco Munaro, poeta e critico dell’associazione “Il ponte del sale”. Una scelta delle liriche, curata dallo stesso Bressan, sarà letta dall’attore Stefano Rota, uno dei protagonisti della scena teatrale veneta, reduce da un allestimento goldoniano presentato a Venezia per il Carnevale, ma noto al pubblico anche per alcuni ruoli cinematografici (il più recente nel film di Gabriele Salvatores, “Il ragazzo invisibile”).

La presentazione è l’ultimo appuntamento di “Villa Manin Incontri”, una nuova iniziativa, in collaborazione con alcune delle più significative espressioni culturali del territorio, come l’associazione Colonos, il circolo Menocchio, il Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, e la Banca Popolare FriulAdria – Crédit Agricole, dove la Villa si propone come spazio aperto di confronto sui temi della cultura, della lingua e del paesaggio.
atrio della Villa

il benvenuto dei nostri libri

la sala congressi

Umberto Alberini e Federico Rossi

Luigi Bressan, Marco Munaro e Maurizio Casagrande


letture in dialetto di Stefano Rota




Alberini con l'attore Stefano Rota

Brindisi e chiacchere

Marco con la poetessa Erika Crosara

di spalle lo scrittore Alberto Frappa

il poeta Luigi Bressan


 








 

 
NOVITA'

La scomparsa della patria

Prima c’era la bambola italiana sul letto matrimoniale con una sovracoperta
[bordò
sulla quale si stendeva un copriletto di pizzo bianco.
Quando la patria iniziò a sparire, la bambola si trasferì nel cuore che d...uole,
e il letto matrimoniale bruciò assieme al copriletto e alla casa.
Poi c’era il mare: tu eri piccola, e lui grande e azzurro.
Quando la patria iniziò a sparire, tu eri grande e vecchia come il dolore,
mentre il mare si ridusse alla sola Neum e si fece di sangue.
Poi c’erano i cantanti folk, che tutto avevano in pugno. Hai sofferto
per la morte tragica di Silvana Armenulić come fosse tua madre.
Quando la patria iniziò a sparire, sparì, infine, anche Silvana,
che del resto non era Silvana, ma Zilha. I cantanti folk se ne andarono:
soffrivano e cantavano la loro patria lontano da essa, il più lontano possibile,
[tanto lontano
che la guerra scoppiata si ridusse ai loro occhi a uno zero, e in tal modo
smise di appartenere a loro e divenne tua.
C’erano anche le morti di massa, ma solo nei libri: i lager erano l’incubo
[notturno
dei nonni e dei genitori.
Quando la patria iniziò a sparire, Srebrenica divenne il tuo incubo.
I bambini erano rimasti sottoterra, e i nonni e i genitori si erano
[raggomitolati
fra le macerie delle case, morendo di vergogna e rifiutando di andarsene.
Infine, c’era la tua strada, ripida come la via al comunismo:
sfrecci sulla slitta di ferro, dalla cima fino in fondo, come in sogno,
pensando che un giorno qualcuno ti sussurrerà all’orecchio:
– Io vi amo, Naden’ka!…
Quando la patria iniziò a sparire, tu sfrecciasti giù per la strada ripida
per l’ultima volta,
assieme al comunismo, portando via nonni e genitori, e i loro
nonni e genitori, il più lontano possibile dalla fiamma che, infine, fece
scoppiettare e sfrigolare la carne di plastica della bambola italiana. La
[bambola si è trasferita
nel cuore che duole, con la fiamma che per tre lunghi giorni ha ingoiato
[gioiosa i tuoi libri.
I libri ti gridavano dietro:
– I manoscritti non bruciano! I manoscritti non bruciano! Io vi amo,
[Naden’ka!
Di tutto quanto è rimasto lo stato.
La patria del resto era comunque démodé.

(Ferida Durakovic, da "Si paga con la vita")