Polittico per una città, a Gabbris

Un ricordo con la poesia di Marco Munaro ad un mese dalla scomparsa del caro amico e artista Gabbris Ferrari
 

foto di Il Ponte del Sale.
Gabbris in una serata al Casone di valle di Caleri
 
Polittico per una città
A Gabbris
1.
Lasciamo l’ospite squisito immerso nel suo budoir
e approdiamo uscendo sull’antica riva...
stringo il disegno a china di un mercante derubato
e lasciato nudo nella neve appena fuori da Castelguglielmo
verso Fratta. Un talismano.
E io pensavo al respiro profondo di questa città
incomprensibile e nostra
la luna piena e il profumo degli orti
saliva da oltre le mura e ci avvolgeva
la terra come sempre ruotava
Passava nei tuoi occhi un relitto
Urbino ti attraversava come un lampo di pietra
e l’acqua muschiata ti riportava a un sogno sognato
io ero intento a capire le parole che non dicevi
a tradurre il canto della fontanella alle poste tra i tigli, in costa Piva.

2.
In piazza, di spalle, seduta come a teatro, l’amore della tua vita
guardava chiusa tra le quinte dei portici
una scena vuota:
via Angeli, un risuonare di voci e
di stivali nazisti sul selciato
tu li ascoltavi bambino dalle soffitte di palazzo
Roverella, da aule e sale la pittura entrava
con le sue visioni di quercia secolare
nelle gallerie del tempo
Ti piaceva passeggiare nella città deserta
fantasma nella città fantasma
come la cima di un doplero nel buio
che ha dentro briciole della grande fame
e via Fiume e Venezia
e intorno lo stupore di nebbie e scani, il casone di valle
da cui ti veniva incontro saltellando Pablito.
3
Un giorno verremo tra le canne a cantarti
la canzone delle lavandaie a Po
imparata da gatte che vivono
nel fondo dei fiumi.
Il pesce luccicante e il cavallo del sole,
la barca della notte.

(Marco Munaro, 20-24 aprile 2015)

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